Regione Toscana
Accedi all'area personale

Categoria Opere Fiore Argento 2008

Categoria Opere Fiore Argento 2008

Categoria Opere Fiore Argento 2008

Vincitore
Autore: Oreste Lionello
Opera Presentata: Fiore d'argento per lo spettacolo

Motivazione del Fiore d'argento per lo spettacolo

Per la lunga e fortunata carriera di autore e interprete, con il suo umorismo graffiante e surreale, dagli esordi radiofonici negli anni Cinquanta fino alle storiche trasmissioni televisive con la compagnia del Bagaglino, una carriera che lo ha visto protagonista anche al cinema soprattutto come valente doppiatore di personaggi quali Charlie Chaplin, Peter Sellers e Woody Allen, la giuria ha deciso di conferire il “Fiore d’Argento” per lo Spettacolo a Oreste Lionello, ricordando nell’occasione la sua originale traduzione in versi del Cyrano de Bergerac portato sullo schermo da Rappeneau per l’interpretazione di Gerard Depardieu.

Lionello inizia la sua carriera artistica come attore di teatro. Considerato uno dei padri del cabaret italiano dove si impone già nel secondo dopoguerra. Esordisce nel 1954 nella compagnia comicomusicale di Radio Roma, in cui si distingue come brillante autore e interprete. Subito dopo debutta in televisione con la serie di film tv per ragazzi Il marziano Filippo. Contemporaneamente comincia la sua attività nel campo del doppiaggio: si è afferma come "voce" di Woody Allen, Peter Sellers, Groucho Marx, Jerry Lewis, Charlie Chaplin e Marty Feldman. Nel 1965 è tra gli interpreti di Le avventure di Laura Storm, una serie giallo-rosa interpretata da Lauretta Masiero; l'anno seguente partecipa ad alcuni episodi della serie Le inchieste del commissario Maigret, con Gino Cervi, e nel 1970 a I racconti di Padre Brown, con Renato Rascel. Alla carriera di attore televisivo affianca una fortunata attività di comico e cabarettista nella compagnia del Bagaglino, di cui fa parte fin dagli esordi, nei primi anni '70. Il suo umorismo fine e surreale, basato su allusioni e doppisensi, lo fa entrare immediatamente nel cuore degli italiani. Da allora partecipa al r i l a n c i o d e l g e n e r e dell'avanspettacolo. Tra gli spettacoli più famosi si possono citare Dove sta Zazà? (1973), Mazzabubù (1975), Palcoscenico (1980) e Biberon (1987). Breve filmografia: Allegro squadrone (1954) di Paolo Moffa; È arrivata la parigina (1958) di Camillo Mastrocinque; Le pillole di Ercole (1960) di Luciano Salce; Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi (1960) di Mario Mattoli; Totò truffa '62 (1961) di Camillo Mastrocinque; Gli imbroglioni (epis. Medico e fidanzata, 1963) di Lucio Fulci; Il magnifico gladiatore (1964) di Alfonso Brescia; Queste pazze, pazze donne (epis. Gentil sesso, 1964) di Marino Girolami.

Vincitore Fiore d'argento alla memoria

Vincitore
Autore: Dino Campana
Opera Presentata: Fiore d'argento alla memoria

Dino Campana nasce a Marradi (Fi) il 20 agosto del 1885. Compie gli studi ginnasiali e liceali a Faenza, a Torino e a Carmagnola (To), dove nel 1903 consegue il diploma di licenza liceale. Negli anni dal 1903 al 1907 è iscritto all' Università a chimica, ma frequenta in modo
irregolare. Interrompe gli studi di chimica e comincia a condurre vita errabonda, viaggiando per l'Italia e per l'Europa, con le prime conseguenze ("fogli di via", ricoveri in manicomio, ecc.) dovute in particolare all' incipiente male che lo affliggerà poi gravemente, cioè una forma di schizofrenia, che però negli anni della fase iniziale non gli comprometterà affatto l'attività creativa letteraria a cui ha cominciato a dedicarsi sin dall' anno 1905. E' molto interessato alle letterature straniere, apprende con facilità le relative lingue, legge le opere dei vari autori nelle lingue originali. Si reca in Sud America, partendo, molto probabilmente, nell' autunno del 1907 e rimanendovi fino ai primi mesi del 1909. Nel novembre 1912 si iscrive di nuovo a chimica all' Università di Bologna e l'8 dicembre di quell' anno pubblica nel foglio goliardico "Il Papiro" alcuni testi letterari; altro testo pubblica nel febbraio 1913 nel numero unico "Il Goliardo", ottenendo apprezzamenti lusinghieri dai compagni di Università. Nel 1913 comincia a frequentare l'ambiente letterario fiorentino e consegna a Papini e Soffici una raccolta di testi poetici con il titolo "Il più lungo giorno" per esame ed eventuale pubblicazione nella rivista Lacerba. Il manoscritto, non pubblicato, verrà poi smarrito da Soffici in un trasloco, smarrimento che Campana avvertirà come una grande offesa. Nel 1914, grazie ad una sottoscrizione avvenuta nella comunità marradese da cui ricava il denaro per il pagamento dell'anticipo al tipografo Bruno Ravagli, pubblica a Marradi con il titolo di "Canti Orfici" una nuova raccolta di testi poetici, comprendente gran parte di quelli del manoscritto consegnato a Papini e Soffici. L'opera è apprezzata dai contemporanei del poeta solo in parte, poiché non completamente compresa. Varie sono le ascendenze del poeta medesimo, tra cui Baudelaire, Verlaine, Rimbaud, Poe, Whitman, Nietzsche, D'Annunzio, Dante, Carducci, Pascoli, classici greci e latini. Dopo i Canti Orfici scarsa è la produzione poetica di Campana, anche per il graduale progredire del suo male. Molto polemico è quasi sempre con i contemporanei verso cui però il suo atteggiamento è sostanzialmente di amore-odio. Nel 1916 ha una tempestosa relazione con la scrittrice Sibilla Aleramo che ci è testimoniata dall'epistolario. Il suo stato di salute si aggrava. Nel gennaio 1918 viene ricoverato nel manicomio di San Salvi a Firenze e successivamente trasferito a Castel Pulci, dove rimarrà fino alla morte avvenuta il 1° marzo 1932.

Vincitore Fiore d'argento per la poesia

Vincitore
Autore: Mario Specchio
Opera Presentata: Fiore d'argento per la poesia

Motivazione del Fiore d'argento per la poesia

Non meravigli che il Premio “Il Fiore” per la poesia sia stato assegnato a Mario Specchio, autore ancora giovane. Una carriera non si misura per gli anni compiuti, ma per l’attività svolta, per la qualità del lavoro prodotto. Chi non darebbe un premio, per esempio, a un poeta come Rimbaud, a un pittore come Raffaello? Mario Specchio è ordinario di Lingua e Letteratura Tedesca all’Università di Siena e naturalmente si è occupato di scrittori e poeti tedeschi. Ciò entra nei doveri del docente. Quel che invece va oltre le regole è il suo lavoro di traduttore che fa rivivere poeti e narratori come Goethe, Rilke, Hesse, Celan con spirito attuale, con quella complicità necessaria che occorre per proporre in altra lingua un patrimonio eccezionale. Specchio non è soltanto traduttore, i suoi interessi spaziano dalla critica d’arte (pochi i suoi interventi sui pittori ma puntuali e felici), alla saggistica, alla narrativa, alla poesia. Morte di un medico, edito da Sellerio, dà l’idea di un narratore che sa trarre dalla propria esistenza il lievito per scrivere pagine che non si dimenticano, e che mostrano la tempra di uno scrittore di razza che ha saputo abbeverarsi al fuoco sacro di autori, per restare in ambito italiano, come Landolfi, Bilenchi, Berto, Alvaro. Le opere di poesia sono tre: A piene mani, Nostalgia di Ulisse, Da un mondo all’altro (vincitrice, quest’ultima, del Premio Roberto Farina). La stessa eleganza e la stessa leggerezza espressiva della prosa le troviamo in questi versi che sembrano essere nati da scoppi improvvisi di luce, da uno scavo nel proprio essere che rende la parola a un tempo tersa e magmatica, irta e comunque disponibile al canto, alla musica. Non è casuale dunque che Antonio Tabucchi abbia parlato di risonanze chopiniane. Dunque Mario Specchio è personalità complessa e variegata, che non disdegna incursioni anche nella letteratura italiana. Cultura, gusto, equilibrio sono le sue qualità maggiori ed egli le porta nel suo linguaggio con un afflato che rende i protagonisti nostri compagni di viaggio e le situazioni vissute, sia in prosa e sia in poesia , azioni del nostro vivere quotidiano. Un poeta e un narratore a tutto tondo, che sa portare nella parola il peso delle cose e della vita, proprio come richiede Heidegger. Per tutte queste ragioni, la Giuria del Premio il Fiore gli assegna questo premio convinta di avere sottolineato al vasto pubblico una personalità di grande rilievo che sa toccare le corde inusitate dell’umano e renderle dolcezza di canto.

Mario Specchio 

Nato a Siena nel 1946, è docente di Letteratura Tedesca e Traduzione Letteraria presso l’Università di Siena. Centrali, negli anni della sua formazione, sono gli incontri con lo scrittore Romano Bilenchi ed il poeta Mario Luzi al quale ha dedicato il volume Colloquio, edito da Garzanti, 1999, una biografia critica in forma di conversazione. Ha pubblicato i libri di poesia A piene mani,Vallecchi 1974, Nostalgia di Ulisse, Passigli 1999, Da un mondo all’altro, Passigli 2007, e il volume di racconti Morte di un medico, Sellerio 2004. Delle sue tante traduzioni da Goethe, Rilke, Hesse e Celan, ricordiamo Urfaust di Goethe rappresentato alla Biennale di Venezia nel 1985 e Poesie alla notte di Rilke, 2000, ancora di Rilke, La vita di Maria, 2007.

Ultima modifica: martedì, 27 giugno 2023

Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Valuta da 1 a 5 stelle la pagina

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio !

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito? 1/2

Dove hai incontrato le maggiori difficoltà? 1/2

Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2

Inserire massimo 200 caratteri